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Andrea Gemolotto - La missione: fare ancora la storia!

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Gli esseri umani sono narratori per natura, ma, quando si tratta di scrivere una buona storia, capita spesso di sentirsi bloccati, anche se hai una bella immaginazione e un sacco di grandi idee. Per scrivere una buona storia, devi avere un’ispirazione, oppure devi avere un ospite talmente interessante e completo che la storia si fa da se.

Il nostro ospite di oggi, Andrea Gemolotto, è una storia vivente della musica dance degli ultimi trentacinque anni, lo abbiamo incontrato nella sua Udine, al Londoners club, in occasione della suo dj set.

Le storie di vita sono interviste piuttosto impegnative poiché, per loro natura, durano molto tempo e si svolgono nei luoghi ed orari più improbabili.
Abbiamo avuto il piacere di chiacchierare con lui per due ore della musica del passato, presente e del futuro. Ecco a voi la sua intervista in esclusiva.Ciao Andrea, prima di iniziare, presentati ai nostri lettori.

ANDREA – Sono Andrea Gemolotto, non vi dico quanti anni ho, ma ne ho abbastanza, sono over-cinquanta. Sono di Udine e sono rientrato 5 anni fa dopo un periodo di assenza durato circa 10 anni.

URLOPOP – Da quant’é che fai il dj?

ANDREA – Ufficialmente ho iniziato nel 1982 i primi cinque anni da dj li ho fatti appunto in Friuli. In realtà avao imparato a mixare i dischi già qualche anno prima, alla fine degli anni 70 nel negozio di famiglia nel quale mi ero ricavato un dj-service.

URLOPOP – In cosa consiste un dj-service?

ANDREA – È un negozio specializzato per dj. All’epoca c’erano molte discoteche e dj, di conseguenza c’era un certo mercato, inoltre c’erano anche gli amatori ed appassionati che compravano dischi, vinili d’importazione, che erano in gran parte di origine americana, più eventuali giradischi, testine, mixer ,cuffie ecc su ordinazione.

URLOPOP – E come sei passato da venditore di dischi a dj? Per caso o per passione?

ANDREA – All'inizio per caso e successivamente per passione cioè nell estate '82 sono andato a sostituire un mio amico dj il quale non potendo fare la stagione estiva in montagna per motivi personali mi chiese di andare al posto suo. All'inizio ero un po scettico in realtà a me piaceva la musica ma di far ballare la gente non me ne fregava piu di tanto.

URLOPOP – Ti ricordi ancora come si chiamava il posto?

ANDREA – A Sappada, “Oberjoe Club”, un locale molto caratteristico, praticamente una baita, oggi non esiste più, si faceva il pieno tutte le sere. Mi sono subito accorto che fare il dj mi dava molta emozione, vedere tutta la gente che balla grazie a te! Mettevo musica commerciale perché ero alle prime armi e naturalmente la gestione me lo imponeva in un posto come quello facevo quello che poteva accontentare il pubblico dai venti ai cinquant’anni, un pubblico molto eterogeneo, non troppo colto musicalmente. C’era un po’ di tutto chiaramente, turisti di vario genere.

URLOPOP – Dalla montagna come sei passato alla città?

ANDREA – Dopo quasta esperienza pensavo che la cosa finisse li, infatti mi ero iscritto all'universita in economia e commercio. Inoltre studiavo pianoforte al conservatorio da quando ero bambino. A settembre, ritornato in città mi sono reso conto che mi mancava qualcosa il dj, ed ho iniziato a cercarmi un altro locale.

URLOPOP – Che cosa ti mancava di più?

ANDREA – Mi mancava suonare il sabato sera davanti alla gente. Fargli ballare quello che piaceva a me (nel limite del possibile) era emozionante e stimolante per me, una cosa nuova che non avevo capito fino a quel momento vendendo solo dischi. Sentivo che dovevo fare quello, per me era una missione. È un emozione suonare un disco che ti piace e vedere la gente che risponde bene.

URLOPOP – In quegli anni suonavi in tutt’Italia?

ANDREA – No, in quegli anni lì ero solo un dj locale, in quanto ai tempi ciascun club aveva il suo dj resident e i gestori raramente chiamavano i guest. Ogni locale aveva il suo dj fisso. Poteva capitare che dopo una stagione si cambiasse locale o si ci scambiava il posto fisso con qualche altro dj.

URLOPOP – E poi come hai proseguito la tua carriera?

ANDREA – Ho lavorato a Udine nello storico (ormai chiuso da anni) “Contarena Club” per tre anni, fino all’86, e lì ho iniziato ad allenarmi per il partecipare al campionato italiano DMC .

URLOPOP – In che cosa consisteva la gara?

ANDREA – La gara consisteva in una prova di sette minuti dove si valutava l' abiltatà nella tecnica dello scratching e del turntablism, mi allenavo quattro - cinque ore al giorno, nel '89 sono arrivato primo a livello nazionale, il che mi ha permesso di partecipare alla finale mondiale del campionato a Londra presso la Royal Albert Hall. Così in quel periodo ho iniziato ad uscire da Udine, i locali mi chiamavano principalmente per farmi fare l’esibizione di turntablism, ma la cosa cominciava a starmi stretta e volevo fare il mio set di due ore senza dover fare questo tipo di esibizione. Anche perché spesso gli art director di quel periodo vedendomi esibirmi in acrobazie erano portati a pensare che fosse solo tutta tecnica ma scarso spessore musicale.

URLOPOP – Che influenza ha avuto su di te la musica classica?

ANDREA – Fondamentale, ma più come producer che come dj.

URLOPOP – Quindi fai anche il producer?

ANDREA – Si, dalla metà degli anni '80 mentre lavoravo come resident a Udine, avevo anche il mio studio di registrazione. Ero partito con un multitraccia e un mixer usato, successivamente grazie alla collaborazione con un fonico molto valido e noto nell’ambiente della dance italiana, siamo riusciti ad arrivare alle label italiane dance più grosse degli anni '80 e '90. Il mercato discografico allora godeva di ottima salute, il che mi ha permesso di fare importanti investimenti nell’outboard dello studio.

URLOPOP – Secondo te è importante per un dj avere una cultura musicale? Come è cambiato il modo di lavorare dei dj da quando hai iniziato ad oggi?

ANDREA – Secondo me tecnicamente è più facile mixare le traccie con i mezzi tecnici di oggi cioè fare quello che in gergo si chiama”beatmatch”(mettere a tempo). Ovviamente questo non è sufficiente per fare di un soggetto un bravo dj. La scelta musicale e la costruzione del set dipendono sempre dalla propria esperienza, dal background culturale musicale. Anche perché in genere un dj troppo giovane difficilmente può avere un background musicale molto ampio. Però devo ammettere che ci sono molte giovani leve che amano riscoprire il passato e si sono documentati. È un aspetto fondamentale.

URLOPOP – Parliamo delle tue produzioni.

ANDREA – Il mio studio lavorava specie conto terzi, le label venivano da me per fare i dischi, dall'arrangiamento fino al missaggio e durante le pause nei cambi fra un cliente e l'altro ci infilavo le mie produzioni che quasi sempre poi rivendevo ad alcuni dei miei clienti stessi in quanto non avevo ancora una mia label e non stampavo dischi. Ho iniziato con della Italo che negli anni ottanta faceva tanto fatturato, si vendevano milioni di copie all’estero. Poi sono passato quasi subito a produrre la prima house stile Chicago su DFC records.

URLOPOP – Ti fa piacere nominare qualcuno con il quale hai collaborato?

ANDREA – La lista negli anni per quanto riguarda gli italiani è lunga ma potrei citarne alcuni famosi come Gianni Bini, Paolo Martini, Alex Neri, Ralf, Flavio Vecchi, Massimino Lippoli con quest'ultimo ho continuato la collaborazione fino a pochi anni fa e naturalmente Leo Mas e Fabrice con i quali condividevo anche le serate in consolle. Per quanto riguarda gli stranieri i nomi di spicco sono stati Malcolm Mc Laren (anche se poi la sua casa discografica decise di non rilasciare il ns remix causa controversia contrattuale fra la major e McLaren stesso) e Afrika Bambataa con cui realizzammo ben due album nel mio studio dal quale ho anche ricavato tre remix a firma mia.

URLOPOP – Ti va di raccontarci della tua esperienza nella Triade?

ANDREA – Ci siamo conosciti più o meno in quel periodo, i primi anni novanta, al Movida di Jesolo, un locale che faceva molto tendenza all’epoca, perché è stato il primo locale veramente trasgressivo, sia di pubblico che come modo di intrattenere, nonché come musica, la gente arrivava da tutt’Italia. Lì ho conosciuto Leo Mas e Fabrice, anche se a dir il vero Fabrice lo conoscevo già da prima, perché è di Trieste, e veniva a trovarmi a Udine quando ero resident al Contarena. Al Movida abbiamo avuto occasione di lavorare tutti e tre assieme, poi nel '91 ci siamo separati per un anno circa nel quale ero stato chiamato come resident al Cocoricò di Riccione. Al mio rientro nel Veneto verso la fine del '91 abbiamo ripreso a suonare assieme e il pubblico ci chiamava ”La Magica Triade”.

URLOPOP – In che cosa consiste il lavoro in tre? Come suonate?

ANDREA – Ciascuno fa il proprio set di un ora circa, poi l’ultima ora tutti e tre assieme back-to-back (un disco a testa), all’epoca quando abbiamo iniziato lo facevano ancora in pochi.

URLOPOP – Perché è finita la Triade?

ANDREA – È durata parecchia anni, quasi un decennio, ed è stato molto produttivo. È finita perché è finito un ciclo, abbiamo suonato di tutto in quasi 10 anni, esplorando sempre strade nuove. Poi in parecchi hanno seguito il nostro modello. Forse ci è mancato il sistema di marketing che esiste oggi, cioè agenzie ,booking internet ecc. Recentemente però ci siamo riavvicinati e abbiamo fatto alcune date assieme ed è stata un esperienza molto positiva.

URLOPOP – Siete diventati una specie di star?

ANDREA – Beh mai come le star di oggi, al tempo forse si per i clubbers … Oggi essere una star significa ben altro. Però bisogna considerare che ai tempi non esistevano ne agenzie di booking, ne marketing, non c’erano internet ne social network, e sia andava di passaparola. All’inizio era solo Movida, 700 – 1000 persone a serata che venivano da tutt’Italia, perché il club era unico. Da lì è stato facile riuscire a fare serate in giro per l’italia. Non avevamo manager, ci contattavano direttamente gli organizzatori della serata. Che per la maggiore erano anche nostri fans, cioè venivano a ballare da noi ci conoscevano bene e sapevano cosa facevamo. Oggi invece di solito si tende a prendere un dj perché te lo propone l’agenzia, per fortuna non in tutti i casi cioè non voglio con questo generalizzare.

URLOPOP – Ed é giusto secondo te?

ANDREA – No. personalmente se devo organizzare una data, e il dj che mi interessa non è disponibile, preferisco attendere o continuare a cercarne uno consono al target della serata.

URLOPOP – Parlando della Triade, come mai vi siete sciolti?

ANDREA – Nell’arco di dieci anni, abbiamo fatto tutti i generi, dal funk all elettronica all house (Chicago, Detroit ,Ny Garage) alla techno più estrema, fino a sfiorare la prima minimal verso la metà degli anni 90 . Ogni anno e mezzo il nostro genere si evolveva, techno, house, un po’ tutti i generi che puoi sentire ancora oggi, in chiave magari rimodernata. Infatti grazie alla tecnologia ora i suoni sono migliorati in termini di resa sonora rispetto agli anni novanta, ma lo stile e il mood è rimasto più o meno quello. Esistono producer attuali che continuano a proporre quel filone in chiave più moderna e alcuni addirittura sono rimasti puristi dell' “Old School”. Diresti che la traccia ha 20 anni come sonorità in realtà è uscita ieri. In questo caso sono i producers che posseggono ancora molte macchine classiche di 20 anni fa sia analogiche che digitali, altrimenti è difficile anche se non impossibile ottenere i suoni uguali a quelli.

URLOPOP – Cosa ne pensi di dei dj che continuano per anni a suonare sempre lo stesso genere, anche se la gente non si diverte più..

ANDREA – Se non piacciono è improbabile che riescano a suonare per anni, però credo che in parecchi casi siano gli stessi manager che suggeriscono ai loro artisti di mantenere una certa linea musicale. Poi alla volte può capitare che se vuoi cambiare ed evolverti musicalmente o in tempi troppo stretti e vieni tagliato fuori, sostituto da altri perchè non vogliono rischiare il loro business. Fa parte del marketing.

URLOPOP – Come è cambiato il mondo della notte da quando hai iniziato a oggi?

ANDREA – Se guardiamo il pubblico, oggi da una parte c’è troppa disinformazione di massa, capita cioè spesso che le persone vadano a sentire un dj per sentito dire, senza conoscerlo bene specie nei festival. D’altro canto però i clubbers abituali sono molto più informati e acculturati di quanto lo fossero quelli degli anni 90. Conoscono bene i loro idoli e le loro produzioni grazie alla rete che li tiene sempre aggiornati.

URLOPOP – Della tua terra, il Friuli cosa puoi dirci?

ANDREA – Attualmente qui possiamo solo cercare di migliorare quello che già esiste senza pretendere un incremento di clubbers in termini numerici. Se guardiamo indietro nel tempo in Friuli negli anni ottanta c’erano solo discoteche commerciali e pochi sapevano cosa avveniva fuori regione e quali fossero le tendenze. Successivamente nell'era della prima house abbiamo avuto un discreto seguito di clubbers anche qui in FVG, i quali più che altro si spostavano in Veneto, Lombardia o nel nord Italia in genere. In passato c’erano molti più club stabili con dj resident, oggi ci sono solo contenitori anche solo stagionali dove si fa l’evento mensile oppure ogni due settimane, dove si chiamano i guest famosi, però dove si cambiano dj e guest ogni serata, quindi il club ha perso la propria identità fino quasi a morire. Il club piccolo è morto, e i bar ne hanno preso il posto purtroppo troppo spesso con dj lowcost che benchè provino ad impegnarsi il pubblico fra un bicchiere e l'altro e una chiaccherata da bar nemmeno si accorge.

URLOPOP – Qual'è la differenza tra il pubblico friulano e quello del resto del nord Italia?

ANDREA – Il pubblico friulano secondo me è abbastanza conservatore ci mette più tempo per affezionarsi ed amare un nuovo genere, é poco incline alle novità, senza generalizzare poi esistono per fortuna le eccezioni. Alle volte fanno fatica a fiutare una tendenza in anticipo ma sta sta a chi organizza l'evento il compito di educarli e fagli amare ciò in cui si crede. L’importante è rimanere coerenti il più possibile nelle scelte artistiche.

URLOPOP – Secondo te, qual è il futuro del mondo della notte?

ANDREA – Se parliamo delle nuove generazioni, c’è stato un calo di interesse, sono distratti da tante cose che una volta non esistevano, adesso abbiamo computer, videogiochi,e molta tecnologia in genere e il ballo come divertimanto puro secondo me ha perso un po’ di smalto. Senza generalizzare alle volte ci danno maggior soddisfazioni gli over 40, cioè si divertono in modo più genuino e spontaneo. Oggi molti ragazzi giovani e non solo vanno al bar, parlano, bevono, ascoltano e come dicevo prima senza fare molto caso al sound. Infatti se non ballano anche perchè in teoria sarebbe vietato nei bar che non hanno la licenza x il ballo, sei meno coinvolto e non puoi apprezzare il dj fino in fondo. Mi piacerebbe che si tornasse un po’ indietro negli anni e che i dj anziché suonare al bar suonassero nei club di notte, magari anche con capienza limitata, ma dove si può ballare nel rispetto delle regole e con almeno un dj resident che è la vera anima del club al quale va ridata la credibilità che un aperitivo alle 8 di sera al bar difficilmente può dare. Quindi tornare ad investire nel club……

2015

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