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Enrico Nascimbeni - Sono un uomo che scrive...

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Cari amici di URLOPOP, il nostro giornale ha l'onore di ospitare un graditissimo ospite, il grande Enrico Nascimbeni, un cantautore, poeta, scrittore e giornalista italiano. Ha lavorato per giornali quali Il Giorno, L’Arena, L’indipendente, Studio Aperto; moltissime le collaborazioni musicali con Roberto Vecchioni, Syria, Paola Turci, Tom Waits, Leonard Cohen, Suzanne Vega, Joauin Sabina e non solo, infatti, sono svariati gli album che dal 1977 sono stati prodotti.

Sei un cantautore, giornalista, scrittore e poeta; il settimanale L’Espresso ti ha definito “Più di un poeta, un filosofo anomalo” Quale definizione ti rispecchia di più?

ENRICO – Tutte e nessuna. Non amo essere definito. Sono solo un uomo che scrive libri, scrive album e li canta, scrive articoli. Scrive. Come tanti. Credo ancora nella cultura. Che è in via d’estinzione. Credo nella libertà di pensiero. Credo alle fate e ai draghi. Credo a Babbo Natale. Credo nell’infinito. Dipende da come mi sveglio o da come mi addormento.

URLOPOP – Come giornalista sei stato inviato speciale in diversi teatri di guerra, Bosnia, Afganistan e Libia, parlaci di queste esperienze.

ENRICO – Vivere delle guerre per raccontarle è una esperienza devastante. Una guerra vuole dire odore di sangue e bambini morti per strada. Vedere gli occhi di gente che ha paura. Potrei dire solo atroci banalità. Io ho visto. E dal quel momento sono cambiato dentro. Amo di più la pace. Odio chi odia. Amo chi ama. Di tutto il resto che ho visto non mi va nemmeno di parlarne. Ho svolto il mio lavoro. Tra bombe e urla di dolore. Tutto qua.

URLOPOP – Sei ambasciatore dell’UNICEF, Il Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia, organo sussidiario fondato nel dicembre 1946 per aiutare i bambini vittime della seconda guerra mondiale, in cosa consiste il tuo ruolo?

ENRICO –  Lo sono stato per tre anni. Vuole dire andare tra la gente e portare la tua testimonianza di vita.

URLOPOP – Sei stato nominato dal presidente Giorgio Napolitano Commendatore della Repubblica, per quali meriti hai ricevuto questo titolo?

ENRICO – Per il mio impegno nel sociale. Non penso sia un merito ma un dovere. Non mi fregio mai di questo titolo. Sinceramente questi titoli li trovo vecchi e un po’ ridicoli.

URLOPOP – Parliamo del tuo ultimo libro “Ho scelto di sbagliare” (Il Leggio).

ENRICO – Mi pare sia il mio dodicesimo libro. Un misto di realtà e fantasia. La storia di un uomo che ricorda. Un uomo che per tutta la sua vita ha scelto l’errore prediligendolo alle cose giuste. Ammesso che esistano. La vita di un uomo attraverso i suoi ricordi e le persone amate che non ci sono più. Dalla dipendenza all’indipendenza. Le donne. La stanchezza. La morte. La vita. Che spesso sono la stessa cosa. In verità non so di cosa parla questo libro. Meglio leggerlo. Quando pubblichi un libro questo libro diventa di tutti. Non è più tuo. Tu l’hai solo scritto.

URLOPOP – Meglio fare il cantautore o lo scrittore?

ENRICO – Il cantautore. Perché quando finisci di cantare il pubblico ti applaude. L’applauso è come un orgasmo.

URLOPOP – Se dovessi descrivere la tua vita in poche parole come la descriveresti?

ENRICO – Ho inseguito l’utopia. L’ho persa da qualche parte. E non la trovo più. Se qualcuno l’ha vista mi contatti. Mi manca.

URLOPOP - Enrico, qual è l’opera culturale, l’intervista o la canzone per la quale ti piacerebbe essere ricordato e soprattutto, ti piacerebbe essere ricordato?

ENRICO - Penso di non aver fatto ancora nulla di importante per essere ricordato. Ma se proprio devo citare delle cose che ho fatto dico : l'intervista a Bettino Craxi, tutto quello che ho scritto solo per amore e una canzone che ho scritto per un cane. Si chiama Tatù.

Le foto che ritraggono Enrico Nascimbeni sono di Emanuele Dello Strologo

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